domenica 7 marzo 2010

Per te "Donna" La tentazione di uccidere..



Si è spogliata, si è infilata sotto le coperte, lasciando fuori gli occhi, sempre arrossati,che mi fissavano.
Cercava di dirmi che, se avevo intenzione di farci l'amore, avrebbe lottato per restare sveglia.
La ragazzina non l'avevo mai toccata con un dito.
L'ho rassicurata:
<< Dormi.Non ti preoccupare.>>
E' caduta in un sonno istantaneo. Mi piace stare sveglio accanto a una donna addormentata.
In genere, anche le più infelici assumono posizioni con cui tornano indietro nel tempo: a serenità infantili,
ai primi amori.Allora le mani si stringono fra le cosce, quasi a difendere il sesso come un bene prezioso.
Esiste un sentimento anche nel dormire.
Poi hanno suonato con insistenza alla porta.
Il ragazzo, un ventenne, è entrato e si è mosso nell'ambiente acquistandone subito padronanza.
In breve, ero io l'estraneo. Indifferente, mi ha fatto da parte. Un'indifferenza da drogato.
Tutto si è prodotto con una rapidità che mi ha spiazzato.
Mi è uscito semplicemente:
<< Lasciala dormire.>>
Invece l'ho visto buttare all'aria le coperte. Lei mi è apparsa nella posizione a feto in cui ero riuscito a
compenetrarmi pochi istanti prima. E' cresciuta in me, una tensione vendicativa ma fredda, simile a quella
dell'invasore che ordinava alla ragazza di svegliarsi e di alzarsi. Cercando di metterla in piedi, l'afferrava per
le ascelle, ma era inutile. Atona, svuotata, lei ricadeva sulle ginocchia. Le ha dato uno schiaffo, che non è servito.
Ora la colpiva alla cieca, con furia crescente.
Cristina non avvertiva il dolore. Ha sollevato le palpebre, un istante. Ma ancora senza connettere.
A quel punto, da crudele, la scena si è fatta ripugnante. Ravvisando i contorni del ragazzo che le usava violenza,
lei ha avuto una reazione automatica. Istinto di difesa e insieme di obbedienza agli altrui stimoli tirannici.
Ha aperto la bocca sotto le gambe divaricate del ragazzo. Le sue labbra carnose si sono assottigliate in un cerchio
osceno che è rimasto statico e da cui è spuntata la lingua, che poi si è afflosciata sui denti.
Un lampo. Lampi a intermittenza. Nel mio cervello.
Dovevo strappare, come da un acquario, quel pesce che boccheggiava verso la superficie sotto la quale non era più
pesce, non era più nulla, per respirare la sua libertà impossibile o subire il suo cibo obbligato.
Anche il ragazzo ha fissato la bocca spalancata con un'esitazione; poi ha abbassato la lampo e, obbedendo anche lui
a un riflesso condizionato, ha estratto il cazzo e l'ha affondato.
La nausea mi ha spinto via.
L''idea di ammazzare un uomo. Perchè non la consideravo più un assurdo!

Eros / Alberto Bevilacqua

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