mercoledì 31 marzo 2010

Claudia (Gli uomini, che bugiardi.)


Claudia va veloce: nella vita, nel lavoro, sempre.
Arriva di corsa, mangia di corsa, di corsa andrà dal parrucchiere a sistemare i capelli strinati dalle troppe corse in biondo.
Ma non è nevrotica, nè lei nè le sue corse:
-così è la vita di una donna saltata sul predellino della frenetica società.
Perfino le pulizie di casa sono un argomento col fiatone, la prima cosa di cui parla brancando la sedia del bar sotto casa, dove incontra le amiche.
<< Sono nella furia delle pulizie.>>
Vorrei andare via, non so se mi spiego!

Scegliamo un nuovo faile.

<< Le scarpe da tennis si muovono, sta correndo.

Corre, corre, corre.

Ansima.

Fatica a rispondere.

Quanti anni hai?

Sei una donna?

E stai scappando?

Che succede?

Mi vengono dietro.

Le scarpe ballano, ballano.

Poi si bloccano.

La presa.

Non può reagire.

Non può opporsi.

Urla.

Urla con la voce di bambina.

E' una donna dalla vita sentimentale complicata, ma << zerbina>>

per usare una definizione.

Calpestata da tutti gli uomini che ha amato.

Ed eccola li, in trance credendosi una bambina,

violentata da un uomo senza volto!>>

C.F.

Sempre più difficile


vederti una volta sola
e poi mai più

dev’essere più facile
che vederti ancora una volta
e poi mai più

Vederti ancora una volta
e poi mai più
dev’essere più facile
che vederti ancora due volte
e poi mai più

Vederti ancora due volte
e poi mai più
dev’essere più facile
che vederti ancora tre volte
e poi mai più

Ma io sono uno sciocco
e voglio vederti
ancora molte volte
prima
di non poterti vedere
mai più.


Erich Fried

martedì 30 marzo 2010

Le foglie morte


Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici quando eravamo amici.
La vita era più bella.
Il sole più bruciante.
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell'oblio.
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti.
Ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride ancora e ringrazia la vita.
Ti amavo tanto, eri così bella.
Come potrei dimenticarti.
La vita era più bella
e il sole più bruciante.
Eri la mia più dolce amica ...
Ma non ho ormai che rimpianti.
E la canzone che cantavi
sempre, sempre la sentirò.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi

Jacques Prévert

lunedì 29 marzo 2010

Se il mio cuore potesse parlare




"Per tutti quei giorni passati ad ascoltarti, anche quando nulla avevi
da dirmi,
per tutte quelle volte in cui non hai saputo capirmi."


Se il mio cuore potesse parlare,
quante cose avrebbe da dire,
ti narrerebbe di passioni profonde, sentimenti sinceri,
perché tu lo sai, egli non sa cosa vuol dire mentire,
non conosce ragione,
non cerca ricchezza,
a lui basta anche solo una languida carezza.
Quello per cui vive, batte e combatte,
è qualcosa che va ben oltre ogni illusione.
Quello che lui cerca e ricerca con forza incessante,
è un sentimento vero, profondo, vibrante,
per cui ogni cosa è disposto a sacrificare,
per quell'irruenta, incontenibile, voglia d'amare.

Voglia d'amare e di essere amato,
ma quante volte è stato ingannato,
deriso, usato, umiliato,
quanto dolore, furore ha provato,
quante volte è stato spezzato,
molte volte l'ho sentito ferito,
ma non l'ho mai visto sconfitto.
In lui non c'è posto per il disprezzo,
non serba rancore, non brama vendetta,
anche se a volte ciò che gli resta è soltanto tanta amarezza.

Tutto questo però non l'ha cambiato, non l'ha inaridito,
è sempre rimasto lo stesso,
anzi ogni volta il suo pulsare si è fatto più intenso,
ed io ho continuato a sentirlo, a seguirlo,
perché è dal mio piccolo cuore che scaturisce ogni mio sentimento,
senza di esso non esiste emozione.
In ogni cosa che penso, che dico o che faccio,
in ogni mio singolo gesto, c'è sempre del mio cuore il riflesso.
Ah, se lo lasciassi fare, ogni cosa lui saprebbe trasformare,
ed ogni mio sogno diverrebbe realtà,
e la realtà un sogno bellissimo da cui nessuno mi potrebbe svegliare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare,
le corde melodiose dei tuoi sentimenti saprebbe far risuonare.
Se potessi farti sentire il suono della sua voce che ti sfiora la pelle,
che ti sussurra dolci parole,
come solo lui sa fare, che lui solo può usare.
Quel suo dolce bisbiglio,
come il tenero canto d'un usignolo al risveglio del giorno
desterebbe il tuo cuore assopito,
ed il loro battito diverrebbe uno solo,
sommesso, profondo,
eppur così forte da far sembrare silenzio tutto ciò che sta intorno.
Così potente da far zittire di colpo,
tutto l'odio, l'invidia, l'arroganza del mondo.
Così penetrante da far risaltare ogni particolare,
tanto che basta un sorriso, uno sguardo per farti sognare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare...

Xavier Wheel

sabato 27 marzo 2010

Giù la maschera



Vorrei parlare esprimere il mio "Io" come donna,
senza illusioni, ma semplicemente per liberarmi e sdrammatizzare la vita..
"che è un pò cosi!"..
Ma resto sempre un sorprendermi, quando svelo la verità,
mi ritrovo, non per terra ma inginocchiata, abbracciata a questo mondo di
"fretta, e furbi"..
con forza mi rialzo, un ripetermi sempre
"mi ero persa," passando un dito sotto gli occhi per asciugare una lacrima".
Costretta a guardare in faccia la realtà,
anche se l'idea di perdere spontanietà mi angoscia..
Mi chiedo:
- da quanto tempo ti nascondi dietro un atteggiamento rigido e inflessibile?
E' arrivato il momento di cambiare!
- Devo parlarti Mondo, quando si apre la porta della solitudine.
Una parola può compiere miracoli,
anche trasformare un brutto anatroccolo in uno splendido cigno.
Eppure, devo fare una confessione,
- vero mi sento tanto triste, nelle occasioni di divertimento
non arrivo a scrollarmi di dosso certe sensazioni negative!
Continuo a votare "casini,"
ho bisogno di nascondermi dietro una Maschera.
Cerco di ignorare il sarcasmo che cresce dentro:
- sicuramente qualche rotella fuori posto c'è.
Magari provare a psicanalizzarmi da sola !?!..
Qualche risultato lo otterrei!
Sento una colpa, senza una colpa precisa,
mi rinchiudo sempre più in me stessa,
penalizzando in questo modo la realtà.
Ma continuo a confondere i sogni con la realtà,
in cerca di una compagnia di vita,
senza tormento con serenità..

C.F.

giovedì 25 marzo 2010

Non dovresti conoscere la disperazione


Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.
Non dovresti conoscere la disperazione - seppure
le lacrime scorrano a fiumi:
non sono gli anni più amati
per sempre presso il tuo cuore?
Piangono, tu piangi, così deve essere;
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno;
pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia,
pure, mai con disperazione!

Emily Bronte

ISLAND MAI PERVENUTA


Ruoto di poco il busto, sollevo appena la spalla in un dislivello minimo.
Le braccia atoniche fuori allenamento, baciano scostanti i femori immobili.
Il braccio disattivato all’amore pende, ma ho letto il testo a seguire e conosco il destino della carezza.
Pertanto. Fletto ad angolo acuto braccio avambraccio, gomito a perno. La mano si apre piano, accogliente e appassionata in transito eletto. La luna indebolita dalle lagne dei poeti mediocri è ormai curva ciffotica. Mi ha aiutata a scendere, sollevata che io sia un’intrattenitrice bislacca adescatrice patologica a tratti più invasata dello stagionale basilico e nulla più. Ha da rodare la notte e mi fa scendere. Spengo tutto. Accendo la musica donata. Avanzo con la mano aperta a mezzo guscio di tridacna, la palma rivolta al viso destinato. Per sicurezza chiudo gli occhi. Eccomi. L’indice comincia a disegnare il perimetro del volto con gratitudine per aver accettato la pantomima, poi i lineamenti in dettaglio. Distendo e fletto le falangi. Provo a contenere tutto il viso nella mano come fosse refurtiva.
Mi sembra persino di riuscirci,ma non lascerò altro che impronte bianche.

di ornella pennacchioni

NOTTURNO



Capo riverso
onda d'alga sull'occhio verde acqua
bocca semiaperta e senti e sai
sei passato a scambiare suoni
a risciacquare il mare
la gamba pende il piede
rossa sequenza di conchiglie
unghie d'Afrodite in terra
che d'amore canta d'incanto il mare tuo
braccio alto sul capo
il pugno stretto d'un odore sfamato
la mano
la sua
a ventaglio sul ventre caldo e poi
prona e nuda
la posa della gru
deride la ballerina
chioma impennata sul cuscino mosso
io resto.
Talloni marmorei in moto e a tempo
navigazione senza rotta
dalle lenzuola di lino viola e poi
all'oceano vagamente torno
poiché bocca semiaperta e sai
sei passato a scambiare suoni
a risciacquare il mare
sai che
anfibia sono
e
non annego mai se non d'amore.

di ornella pennacchioni

mercoledì 24 marzo 2010

Danze dimenticate


Puff. Un tonfo, un urlo nel vuoto del nulla che impreca contro se stesso. Parole prive di senso che cercano di riempire uno spazio che deve restare vuoto. È l’inutilità mascherata da parole, tante piccole luride frasi prive di alcun significato.
Ascolta la musica, danza con le parole.
Tum, tum. È il cuore che batte. Ogni battito diventa sempre più insistente, più violento. Sembra che il cuore voglia scoppiarti nella tua fottuta gabbia toracica. Imprechi contro te stesso. Prendi a pugni il muro. Ti fai male e piangi. Povero bambino. Devi essere consolato. Immagini una mano amica che accarezza il tuo capo, che ti stringa a LEI e ti consoli. Povero mentecatto. Ricadi nell’offesa personale perché non riesci a capire che non ne hai più bisogno. Basta consolazioni, basta imprecazioni, basta essere assistito. Sei una PERSONA, vivi, respiri, pensi! Maledizione se lo fai! Eppure continui a vivere nell’ombra, nel vuoto primordiale che ti succhia ogni energia. La tua libido è fottuta, è questo quello che pensi. Te lo ripeti ogni giorno, come se quasi volessi credere a quell’assurdità. Lo fai, ci credi, in un modo o nell’altro. Sei convinto solo a metà, l’altra parte del tuo pensiero è divisa dentro di te. Cerchi di capire cosa tu stia dicendo senza riuscirci. Il collo ti fa male, la schiena ti fa male. Tutta la tua persona non fa altro che provocarti dolore. È il grido d’aiuto di chi vuol essere salvato. No, tu non vuoi essere salvato. Sei un martire, sei un folle, sei un pazzo che si uccide in pieno giorno senza un motivo apparente. Lo fai perché hai visto il mondo di traverso, hai visto la terra attraverso i filtri della follia, della pazzia, della delusione. Allora credi che tutto debba andare così, che esiste uno e un solo modo di fare le cose. La rabbia cresce dentro di te. Hai la nausea, lo stomaco si gonfia, il corpo fa rumore. Un altro urlo che viene abbandonato nella notte. Un altro abbandono. Vivi di solitudine circondato da persone. Sei l’assurdità fatta a modo. Cerchi di capire te stesso ma tutto quello che ne ricavi è uno sbadiglio. Sei stanco, solo, triste, martoriato da pensieri che nemmeno riesci ad ascoltare tanto che sono lontano. Cerchi di afferrare il senso di quelle parole ma ti ritrovi tra le mani solo strani simboli. Perché? Continui a ripetere. Nessuno ha una risposta per te. No, anzi, qualcuno l’ha ma è troppo lontano al momento, assente. Chissà per quale motivo. Illusione di una fantasia infantile. Tutta la tua persona è afflitta da infantilismo. Chiudi gli occhi ascoltando la musica, lasciando che la mente danzi con la sua solitudine. Poi sorridi senza conoscere il perché. Il MONDO scivola sotto di te. Le tue mani ti suggeriscono qualcosa che prontamente non afferri. Sei un tarato, un ottuso, un deviato. Allora ti fermi un attimo cercando di respirare, cercando di prendere fiato dopo una lunga e inutile corsa. Nemici immaginari che t’inseguono mascherati da fantasie. Millanterie!
Fuori piove, il vento taglia le tue labbra e tu, in ginocchio davanti alla notte, preghi affinché tutto si risolva. Alzati, ti suggerisce la tua coscienza, torna a casa dove c’è il calore che t’aspetta. Qui fuori non c’è niente per te, niente che ti appartenga, solo squallidi malanni che vogliono far male alla tua persona. Eccola, è ancora dentro di te. Produci altri suoni, altri rumori molesti abbandonano la tua figura. Ormai hai perso ogni ritegno, ogni controllo, tutto volge verso un unico fine a te sconosciuto.
Ti gira la testa. Vomiti pensieri e ricordi nel buio della notte illuminata solo da brevi lampi accompagnati da tuoni. La pioggia batte sul tuo viso cercando di pulire ogni peccato. Guardi il cielo, ma è così forte la pioggia che rischi solo di accecarti. Svieni al suolo.
Sei in camera tua. Pensi di esserti alzato e di aver vagato e domato la notte. Invece ti sbagli, sei rimasto lì a dormire, a ingozzarti di sogni.
Ti sei appena alzato. Sbadigli. Ti senti stanco, come se non avessi dormito. Vuoi tornare a letto ma lei ti prende da dentro. Ti senti scuotere ancora una volta. Sei agitato, il battito aumenta, la tensione pure. Sei pronto all’azione, a scattare, a lottare, tuttavia non ha nessun nemico da ferire. Sei solo in un corridoio d’albergo. Stanza 00. Vorrà dire qualcosa? Rutti, ti senti un po’ meglio. Ti senti libero. Il naso cola e ti pulisci con il pigiama. Che schifo, ripeti a te stesso. Fai schifo, vergognati. Che cosa potevo farci se il naso mi colava? Dov’è la mia stanza? Dio, che gran casino. Cammini per questo lungo corridoio del cazzo, senza se e senza ma. Poca luce e tanta confusione. Ti fermi vicino alla stanza 10. Guardi fisso quel numero per qualche minuto e poi ti accasci al suolo assumendo una posizione fetale. Così è se vi pare. Chiudi gli occhi, saluti tutti. È tempo di morire, è tempo di dormire.

Sergei

martedì 23 marzo 2010

Io sempre io, ancora io


So che dovrei smettere di alimentare le urgenze con proiezioni di me stessa.
Io sempre io, ancora io, finché gioia non ci separi,
la ferita non infetti,
il diavolo smetta di vestirsi di rosso perché di rosso sono fatta io,
e sempre e ancora io scrivo a bollore medio,
qualità e sostanza,
immaginando lo sbaraglio da quando donna
sono diventata sirena di terra in cattività.

Arazzo mai finito di addendi inaspettati, generatori di luci sopra le
garze avorio sollevate senza mai essere sfiorate,
io,perciò, accanita sostenitrice di me stessa
quindi ora sempre e miracolosamente in voga,
può accadere che resti o me ne vada.
Ho già contattato uno psichiatra
a cui rinuncerò per non sfiorirei l'ebrezza della mente.
L'imbalsamatore si, ma in data da destinare,
perché bella voglio restare,
nel faraonico sonno, nuda,
agenda del corpo da sfogliare per meritocrazia del pensiero,
senza tornei rumorosi.(O.P.)

lunedì 22 marzo 2010

in Paradiso


Eri per me quel tutto, amore,
per cui si struggeva la mia anima -
una verde isola nel mare, amore,
una fonte limpida, un'ara
di magici frutti e fiori adornata:
e tutti erano miei quei fiori.

Ah, sogno splendido e breve!
Stellata speranza, appena apparsa
e subito sopraffatta!
Una voce del Futuro mi grida
"Avanti, avanti!" - ma è sul Passato
(oscuro gugite!) che la mia anima aleggia
tacita, immobile, sgomenta!
Perchè mai più, oh, mai più per me
risplenderà quella luce di Vita!
Mai più - mai più - mai più -
(è quel che il mare ripete
alle sabbie del lido) - mai più
rifiorirà un albero percosso dal fulmine,
nè potrà più elevarsi un'aquila ferita.

Vivo, trasognato, giorni estatici,
e tutte le mie notturne visioni
mi riportano ai tuoi grigi occhi di luce,
a là dove tu stessa ti porti e risplendi,
oh, in quali eteree danze,
lungo rivi che scorrono perenni.



Edgar Allan Poe

domenica 21 marzo 2010

Sogno di una notte di mezza estate


"Non c'è occhio d'uomo che abbia mai sentito,

né orecchio che abbia
mai veduto,

non c'è mano che abbia mai assaggiato,

né lingua che abbia mai toccato,

e tantomeno cuore che abbia mai raccontato un sogno come il mio."

(Sogno di una notte di mezza estate)

sabato 20 marzo 2010

So che ci sei


So che ci sei..

come la malinconia

che gonfiandosi graffia

e penetra dentro la pelle.

So che ci sei..

come questa nostalgia

che non si separa da me

e segue la tua ombra.

So che ci sei..

in questo minuto

in questo istante

vero come il chiarore della luna.

So che ci sei..

come un sogno la tua immagine

riflette l'anima della tua voce.

So che ci sei..

sento il sapore

di queste mie lacrime salate.

So che ci sei..

come la verità e la menzogna

attraverso questa follia.

So che ci sei..

e io mi sento prigioniera

in una cella di passione

So che ci sei..

sento il tuo odore

attraverso il vento della notte

veglierò nelle tenebre

ore ed ore

perchè

so che ci sei..

C.F.& G.M.

venerdì 19 marzo 2010

Er compagno scompagno


Un Gatto, che faceva er socialista

solo a lo scopo d'arivà in un posto,

se stava lavoranno un pollo arosto

ne la cucina d'un capitalista.


Quanno da un finestrino su per aria

s'affacciò un antro Gatto:-Amico mio,

pensa - je disse - che ce so' pur'io

ch'appartengo a la classe proletaria!


Io che conosco bene l'idee tue

so' certo che quer pollo che te magni,

se vengo giù, sarà diviso in due:

mezzo a te, mezzo a me...Semo compagni!


- No, no: - rispose er Gatto senza core

io nun divido gnente co' nessuno:

fo er socialista quanno sto a diggiuno,

ma quanno magno so' conservatore!


TRILUSSA

giovedì 18 marzo 2010

silenzi...


sottili come lame taglienti
squarciano le menti
lasciano le parole
galleggiare
annaspare
affogare
in un mare di niente
dove di tutto ci si puo' pescare
butta le reti e resta ad aspettare
in quell' immenso nero tra cielo e oceano


silenzi
inermi trascinati dalla corrente
senza peso ne coscienza
senza pausa nella attesa

non sono sicura che avrei voluto dirtelo...

ma sono sicura di averlo fatto..

in silenzio...

Patty Filtr

Come si cruccia il vento nella notte


Come si cruccia il vento nella notte
così il mio desiderio corre a te,
ogni anelito s'è risvegliato,
o tu che mi hai reso malato,
che ne sai tu di me!

Pian piano spengo questo tardo lume,
veglierò nella febbre ore ed ore,
e la notte ha il tuo viso,
e il vento che parla d'amore
ha il tuo indimenticabile riso!

(Herman Hesse, 1877-1962)

lunedì 15 marzo 2010

Anima assente


Non ti conosce il toro, non il fico,

né cavalli o formiche della casa.

Non ti conosce il bimbo né la sera

perché per sempre tu sei morto.

Non ti conosce il dorso della pietra,

né il raso nero dove ti distruggi.

Non ti conosce il tuo muto ricordo

perché per sempre tu sei morto.

E l'autunno verrà con le sue chiocciole,

l'uva di nebbia e i monti asserragliati,

ma nessuno vorrà guardarti gli occhi

perché, per sempre, tu sei morto.

Perché, per sempre tu sei morto,

come tutti i defunti della terra,

come tutti i defunti abbandonati

in un mucchio di cani senza vita.

Nessuno ti conosce. Eppure io ti canto.

Canto per il futuro la tua grazia e il profilo,

la tua maturità insigne del sapere,

la tua brama di morte e il gusto del suo labbro,

la tristezza che aveva la tua gioia gagliarda.

Tarderà molto a nascere, se pure nascerà,

un più schietto andaluso, sì ricco d'avventura.

Canto la sua eleganza con parole che gemono

e ricordo una brezza triste nell'uliveto.


Federico Garcia Lorca

sabato 13 marzo 2010

Il volto del male


Vivo nelle viscere del tormento,

mi dispiace ma non mi dolgo e non mi pento

di questo mio andare avanti senza amore

continuando con assillo a voler solo peccare.


Respiro con affanno in controluce

e non ascolto più le parole di chi mi dice

il contrario di quello che penso,

adesso che sono padrone delle vostre anime

e ne faccio ciò che voglio.


Mi dispiace per te

che ti sei affidata ad un'anima bugiarda

che ti vede debole e si eccita mentre con gioia t'inganna.


Si accomodi qui mia bella signora,

venga al riparo nella mia più intima dimora

ma sappi che la mia anima non è in affitto

ma semmai la vendo a chi si mostra più disonesto,

ora mi tocchi qui mia serva e padrona

e non credere di conquistarmi usando il corpo

perché non sono il tipo che facilmente si innamora

ma al massimo ti stupra il cuore mentre falsamente ti consola.


Sono questi i lineamenti del mio volto

che comprenderai continuo a voler tenere nascosto

altrimenti non avrei più scuse per giustificare

questa mia voglia di continuare a fare solo del male.


Cosa ne sarà di te

adesso che sono finite le domande

ed hai creduto alle mie comode risposte,

cosa ne sarà di me

adesso che finalmente ti ho raccontato

questo mio eterno vivere tra le gambe del reato

e quel che è peggio è che non voglio smettere

di sentirti bisognosa d'aiuto mentre continuo con indifferenza ad omettere.


Il male non ha un volto, ne ha tanti,

io sono quello che nella folla continuerà a ridere guardandoti…

Poesie di L'Uomo Senza Volto

venerdì 12 marzo 2010

Utopia





Ho cercato tra la gente il tuo viso

ma non l’ho trovato..

Ho ascoltato il brusio della folla

ma non ho udito la tua voce..

Ho scrutato nel mio cuore cercando la gioia

che un tempo vi albergava..

ma ho trovato solo un’angosciosa “malinconia”..

C.F.

martedì 9 marzo 2010

Per un futuro di lavoro diritti solidarietà e democrazia.

Non è mettendo la testa sotto la sabbia che si risolvono i problemi, infatti in questi giorni stanno venendo alla luce alcuni nodi che devono trovare una soluzione.
Io penso che nessuno di noi non guardi con preoccupazione gli effetti della crisi nelle nostre aziende. Non abbiamo mai dovuto affrontare contemporaneamente tutte queste situazioni di difficoltà e quello che la crisi lascerà sul terreno, lo possiamo immaginare tutti quanti.
Se c’è un parametro immediato per valutare, nella nostra regione la questione della crisi è quello di registrare le aziende che la crisi l’hanno certificata con l’utilizzo di ammortizzatori speciali quali la cassa integrazione straordinaria o la mobilità. E allora:

ALTO FRIULI:
CIGS per: FERRIERE NORD; SIAT E PITTARC; DM ELEKTRON; CARNIALED; ASEM; WEISSENFELS; COMEFRI; NASSIMBENI; TTF;
DE SIMON (chiusura); REDA (fallimento)

UDINE:
CIGS per: ABS; RHOSS; TRADER; ORU; STARK; CGA; PILOSIO; DINAMIC TECNOLOGIES; QUALISTEEL; CTT; NUNKI STEEL (solidarietà); TPS (fallimento)

GORIZIA:
CIGS per: CARRARO; EATON

PORDENONE:
CIGS per ATEX; C.I.L.; COSTAM-HITECH; COSTRUZIONI MECCANICHE; ELECTROLUX; EUROFORM; FARID; JACUZZI; LAF; LUVATA; MEC+; MEC-SYSTEM; MEGAL; MULTIAX; OFF.NE ELME; PORTISA; PRESSBEN; SA.BI;
SERR-MAC; SFS INTEC; SIAP (CARRARO); SMARTTV; TECNOMEK; TEREX – COMEDIL; TORNERIA MECCANICA; ZML

TRIESTE:
CIGS per; LABORANTI ed AZETA INIZIATIVE;

Serve forse un commento? E’ un disastro!

Le vicende della EATON, per esempio, che sta esaurendo la cassa integrazione o della DM Elektron che ha aperto la procedura di mobilità, devono essere affrontate da tutti con interventi concreti.

In Italia la cassa integrazione ha raggiunto nel 2009 la stratosferica cifra di un miliardo di ore, mentre nella nostra regione, posto l'aumento del 988,6 per cento della Cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria è cresciuta del 162,5 per cento ed il calo delle assunzioni rispetto al 2008 è di quasi 42 mila unità, con un tasso tendenziale negativo del 19,8 per cento.

Sul piano annuale, le ore di CIG autorizzate (tra ordinaria e speciale) sono state 17,7 milioni, con una crescita complessiva del 318 per cento rispetto al 2008, quando le ore erano state 4,2 milioni. Gli ingressi nelle liste di mobilità sono passati invece dalle 5.691 unità del 2008 alle 8.344 del 2009, con un incremento del 46,6 per cento rispetto all'anno precedente.

Con un incremento del 553 per cento, l'aumento della CIG totale registrato nella provincia di Udine nel 2009 è di gran lunga più elevato del trend medio regionale. La CIG cresce, ma in tono minore, nelle altre province: Gorizia registra un aumento del 299,2 per cento, Pordenone del 207,5 per cento e Trieste del 189,2 per cento.

Ovviamente questi dati devono essere valutati anche tenendo conto di quei lavoratori, senza protezioni sociali che il lavoro lo hanno già perso e che hanno già esaurito il fragile sostegno derivato dalla disoccupazione ordinaria e delle casse in deroga.

Pur non guardando in faccia nessuno, la crisi ha colpito duro proprio li, dove le protezioni sociali sono quasi inesistenti ed in questo caso i lavoratori più giovani e le donne, sono stati quelli che hanno pagato il prezzo più alto.
In Italia, tra settembre 2008 e agosto 2009 l’Inps ha ricevuto oltre un milione di domande di disoccupazione, registrando un incremento del 53 per cento, rispetto all’anno precedente. Di queste ne sono state accolte 984 mila. Attualmente i disoccupati, sono stimati in quasi due milioni.
In Friuli Venezia Giulia il dato è che a fine 2009, i lavoratori disoccupati sono circa 12mila.

Complessivamente, i lavoratori coinvolti dall'impatto della crisi sono circa 40 mila, di cui 8 mila in cassa integrazione straordinaria, 2.500 in deroga, 5 mila in mobilità e 25 mila in cassa integrazione ordinaria. Le imprese coinvolte fino ad oggi sono circa 6 mila.

Tra questi, quelli che stanno vivendo, se possibile, un dramma maggiore, sono i lavoratori immigrati che, pur non vivendo in un ambiente palesemente ostile e degradato come quello campano di Villa Literno o calabrese di Rosarno, dove c’è stata la ribellione contro lo sfruttamento, la criminalità organizzata e gli attacchi razzisti, subiscono comunque la vergogna creata dalle leggi italiane che li considerano clandestini, e quindi delinquenti, solo perché hanno perso il posto di lavoro.
In questo contesto, diverse aziende stanno sfruttando o hanno sfruttato la crisi per fare brutalmente i fatti propri. A livello nazionale abbiamo l’esempio della FIAT che, pur beneficiando di quegli incentivi che le hanno consentito di tenere sulle quote di immatricolazione (con auto prodotte all’estero), dichiara la chiusura di stabilimenti, non conferma i lavoratori precari e minaccia ulteriori provvedimenti.

Guardando le caratteristiche di questa crisi, a livello globale, uno degli elementi che la caratterizzano è rappresentato dal coinvolgimento contemporaneo di tutte le economie che ha però inciso in modo diverso. Un fatto nuovo che, ha comunque inciso in modo differenziato nei diversi sistemi produttivi.
Questo per dire che chi ha sostenuto che la crisi non c’era, che non riguardava il nostro paese, che non riguardava l’economia reale, e che continua a dire che se c’era, ormai l’abbiamo superata, insiste a gettare il fumo dell’illusione ai cittadini ed ai lavoratori. Chi sosteneva che la crisi era solo uno stato d’animo, che si poteva superare con l’ottimismo è servito con i dati consuntivi del 2009 e le prospettive di crescita del 2010.
Se aggiungiamo la “ricetta” del presidente regionale Calligaris, per fortuna non condivisa nemmeno dai suoi associati, proposta per affrontare la crisi, ci possiamo rendere conto del livello che abbiamo raggiunto. Dichiarare che per affrontare la crisi non c’è alternativa ai licenziamenti; che si devono mandare a casa gli stranieri e gli italiani dovranno adattarsi a fare i lavori che facevano loro; che si dovrebbero introdurre i vouchers anche nell’industria; darà dei motivi in più per far aderire i lavoratori allo sciopero generale, sia quello del 12 marzo, che quello del 19 in provincia di Udine.
Per quanto riguarda la dinamica occupazionale, per i prossimi sei mesi, continuano a prevalere attese di segno negativo. Infatti, a fronte del 64 per cento di imprese per le quali il numero di occupati non registrerà variazioni nel corso dei prossimi 6 mesi, sono il 5 per cento quelle che prevedono di aumentare gli organici, contro il 31 per cento che all’opposto, ritengono di doverli ridurre.

Per questo, anche nella nostra regione, c’è chi auspica una riedizione del piano Davignon. Il piano che l’Unione europea attuò negli anni 80 per fronteggiare la crisi della siderurgia e per riequilibrare il mercato, incentivando la dismissione di stabilimenti.

E’ questa la soluzione più appropriata? Si dovrà valutare bene quale sarà l’impatto immediato sull’occupazione e quali dovrebbero essere le risorse da investire per compensare quanto si perde.
Vediamo esattamente l'opposto. Vediamo una economia che possa svilupparsi anche attraverso le energie rinnovabili e le reti informatiche, che potrebbero produrre decine di migliaia di posti di lavoro da subito. L’esempio della Germania è davanti agli occhi di tutti.

Sicuramente un piano di sviluppo adeguato non può che passare attraverso un piano di investimenti pubblici che ammodernino il nostro paese, ma per favore, nessun ponte sullo stretto!

Vogliamo investimenti di qualità che compensino i danni provocati all’ambiente e che migliorino sia la viabilità, che i servizi ai cittadini ed alle imprese.

domenica 7 marzo 2010

Strinsi le mani sotto il velo oscuro...



Strinsi
le mani sotto
il velo oscuro...
“Perché oggi sei pallida?”
Perché d’agra
tristezza l'ho
abbeverato
fino ad ubriacarlo.



Come dimenticare?
Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore...
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui fino al portone.

Soffocando, gridai: “E’ stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai”.
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: “Non startene al vento.”

Anna Achmatova

A tutte le donne


Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

(Alda Merini 1931-2009)

Per te "Donna" La tentazione di uccidere..



Si è spogliata, si è infilata sotto le coperte, lasciando fuori gli occhi, sempre arrossati,che mi fissavano.
Cercava di dirmi che, se avevo intenzione di farci l'amore, avrebbe lottato per restare sveglia.
La ragazzina non l'avevo mai toccata con un dito.
L'ho rassicurata:
<< Dormi.Non ti preoccupare.>>
E' caduta in un sonno istantaneo. Mi piace stare sveglio accanto a una donna addormentata.
In genere, anche le più infelici assumono posizioni con cui tornano indietro nel tempo: a serenità infantili,
ai primi amori.Allora le mani si stringono fra le cosce, quasi a difendere il sesso come un bene prezioso.
Esiste un sentimento anche nel dormire.
Poi hanno suonato con insistenza alla porta.
Il ragazzo, un ventenne, è entrato e si è mosso nell'ambiente acquistandone subito padronanza.
In breve, ero io l'estraneo. Indifferente, mi ha fatto da parte. Un'indifferenza da drogato.
Tutto si è prodotto con una rapidità che mi ha spiazzato.
Mi è uscito semplicemente:
<< Lasciala dormire.>>
Invece l'ho visto buttare all'aria le coperte. Lei mi è apparsa nella posizione a feto in cui ero riuscito a
compenetrarmi pochi istanti prima. E' cresciuta in me, una tensione vendicativa ma fredda, simile a quella
dell'invasore che ordinava alla ragazza di svegliarsi e di alzarsi. Cercando di metterla in piedi, l'afferrava per
le ascelle, ma era inutile. Atona, svuotata, lei ricadeva sulle ginocchia. Le ha dato uno schiaffo, che non è servito.
Ora la colpiva alla cieca, con furia crescente.
Cristina non avvertiva il dolore. Ha sollevato le palpebre, un istante. Ma ancora senza connettere.
A quel punto, da crudele, la scena si è fatta ripugnante. Ravvisando i contorni del ragazzo che le usava violenza,
lei ha avuto una reazione automatica. Istinto di difesa e insieme di obbedienza agli altrui stimoli tirannici.
Ha aperto la bocca sotto le gambe divaricate del ragazzo. Le sue labbra carnose si sono assottigliate in un cerchio
osceno che è rimasto statico e da cui è spuntata la lingua, che poi si è afflosciata sui denti.
Un lampo. Lampi a intermittenza. Nel mio cervello.
Dovevo strappare, come da un acquario, quel pesce che boccheggiava verso la superficie sotto la quale non era più
pesce, non era più nulla, per respirare la sua libertà impossibile o subire il suo cibo obbligato.
Anche il ragazzo ha fissato la bocca spalancata con un'esitazione; poi ha abbassato la lampo e, obbedendo anche lui
a un riflesso condizionato, ha estratto il cazzo e l'ha affondato.
La nausea mi ha spinto via.
L''idea di ammazzare un uomo. Perchè non la consideravo più un assurdo!

Eros / Alberto Bevilacqua

venerdì 5 marzo 2010

Io pronuncio il tuo nome



nelle notti oscure,
quando giungono gli astri
a bere nella luna,
e dormono i rami
delle fronde occulte.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Folle orologio che canta
antiche ore defunte.

Io pronuncio il tuo nome
in questa notte oscura,
e il tuo nome mi suona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della mite pioggia.

Ti amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha commesso il mio cuore?
Se la nebbia si scioglie
quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura?
Se potessi sfogliare
con le dita la luna!!

Federico García Lorca

martedì 2 marzo 2010

Ciò che ho scritto di noi


Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

- Nazim Hikmet