sabato 30 ottobre 2010

Il Meglio Deve Ancora Venire




Ti vengo a prendere perchè non ho scelta
perchè so vivere una sera per volta
io ti vengo a prendere perchè dove andiamo
non importa
Ti voglio credere per come cammini
per le promesse che comunque mantieni
io ti voglio credere per quello che chiedi
e che non chiedi
è una città piuttosto dura
dipende quanto puoi pagare
e tu che sai quali porte aprire
sembri sapere come va a finire
sei qui per dire,
che il meglio deve ancora venire
che il meglio deve ancora venire
ti voglio credere perchè tu ci credi
perchè sei dolce tanto quanto sei duro
io ti voglio credere perchè sei sicuro di qualcosa
ti vengo a prendere mi aspetto di tutto
e non dev’essere per forza perfetto
io ti vengo a prendere perchè ciò che è fatto
adesso è fatto
E la città ci fa passare
ha altri problemi a cui pensare
e tu che sai bene dove andare
devi sapere come va a finire
sei qui per dire
mi devi dire
che il meglio deve ancora avvenire
sei qui per dire
il meglio deve ancora venire
c’è qualcosa fra te e la vita
che non ho ancora conosciuto
mentre ridi così facilmente
c’è qualcosa fra te e la vita
chissà quanto vi conoscete
mentre ridi, mentre ridi
e la città risplende ancora
anche con poche luci fuori
e tu che non cambi direzione
sai di sicuro come va a finire
sei qui per dire
mi devi dire
il meglio deve ancora venire



lunedì 25 ottobre 2010

Domani


Non avessi sperato in te
 e nel fatto che non sei un poeta
 di solo amore
tu che continui a dirmi 
 che verrai domani 
 e non capisci che per me 
 il domani e' gia' passato.

AM.

sabato 23 ottobre 2010

Condivido



Condividere tutto l'impulso della tua potenza,
soltanto che mi sento meno libera di te..
oh tu sei incontrollabile!!!
Ho paura e tu lo sai.
Di crollare e frantumarmi in mille pezzettini,
tu vivi di estremi,
io non sono all'altezza.
Voglio solo farti capire che non ti può bastare.
I tuoi sogni li porti sempre ad allacciare la realtà
io invece mi sento inadeguata, i miei sogni li confondo con la realtà.
Vorrei riuscire a non sentirmi così.. ma è più forte di me..
Tu sei combattente delle tue idee,
intorno a te tutto è perfetto
nel punto che deve stare.
Mentre io sono un puntino messo a casaccio,
magari pure dove non ci deve stare.
Eppure condivido in te tutto,
ho solo paura che le mie paure vengono ombre.
Condivido con la paura che la mia fragilità
intrighi i tuoi progetti, la voglia di salvare il mondo.








                                                                                  

                                                          

                                                             



venerdì 22 ottobre 2010

Ritorno



Quando vivi tra sogno è realtà .. e come stare su un peschereccio, cullata da onde e mari calmi.
Un viaggio dentro un viaggio, un intrigo di idee, un  viaggio dentro i tuoi pensieri..  all'improvviso mi sembra la mia destinazione vicina,
eppure so che è distante, terribilmente lontana per arrivare nei momenti del grande bisogno..
 Un'attrazione la mia destinazione, un chiedermi se questo è una partenza o un punto d'arrivo..
Un arrivo di orizzonti carichi di attrazione di vita 
Le tue parole le ascolto, sono come valigie piene.. cariche di vita, di vissuto e desiderio di camminare,  sempre più lontano.
Le mie parole tu le ascolti, ci navighi dentro, sei come un pescatore che ritira le reti cariche del  racconto di una vita
nell'istante che il mio silenzio usce dal suo guscio.. 
Sento braccia forti sorreggermi, portarmi in porti sicuri ricchi di enormi emozioni..
Percepisco quel dolce navigare, la cui meta è il ritorno..


domenica 17 ottobre 2010

Ascolta




Ascolta la canzone che c’è qui nel mio cuore
una melodia che ho appena iniziato
ma che non riesco a completare

ascolta il suono dal profondo di me
sta appena iniziando a trovare uno sfogo

è venuto il momento per i miei sogni
di essere ascoltati
non saranno messi da parte
e trasformati nei tuoi
e solo perché tu non ascolti..

ascolta, sono sola a un incrocio
non sono a casa, a casa mia
e ho provato e riprovato
a dire cos’ho in mente
avresti dovuto saperlo
ora sono stanca di crederti
tu non sai quello che sento
valgo più di quello che tu hai fatto di me
ho seguito la voce che mi avevi dato
ma ora devo trovare la mia

avresti dovuto ascoltare
c’è qualcuno qui dentro
qualcuno che avrei creduto fosse morto
tanto tempo fa

sono libera adesso e lo sono anche i miei sogni
che possono essere ascoltati
non saranno messi da parte come parole
fra le tue braccia
tutto questo perché tu non ascolti..

ascolta, sono sola a un incrocio
non sono a casa, a casa mia
e ho provato e riprovato
a dire cos’ho in mente
avresti dovuto saperlo
ora sono stanca di crederti
tu non sai quello che sento
valgo più di quello che tu hai fatto di me
ho seguito la voce che mi avevi dato
ma ora devo trovare la mia

non so a quale luogo appartengo
ma me ne andrò
se non lo fai tu
se non lo farai tu

ascolta!!!
la canzone qui nel mio cuore
una melodia che ho iniziato
ma io la completerò

ora sono stanca di crederti
tu non sai quello che sento
valgo più di quello che tu hai fatto di me
ho seguito la voce che mi avevi dato
ma ora devo trovare la mia, la mia..

La classe operaia è viva

http://www.facebook.com/video/video.php?v=1541141262333&ref=mf


Corradino Mineo aveva preannunziato stamane la diretta su Rainew24 della manifestazione della FIOM. La manifestazione non è stata soltanto dei metalmeccanici ma ha trascinato con se  tanta parte del mondo del lavoro a cominciare dai professori e dai disoccupati e dell'intellighenzia italiana turbata dal declino e dall'incupimento del nostro Paese, intellighenzia che è stata svillaneggiata, come oggi purtroppo si usa fare, da un esponente del PD, un tale Boccia sconfitto da Niki Vendola in Puglia e da allora con il dente avvelenato per tutto quello che sta alla sua sinistra.
  Mi sono messo comodo davanti la TV sin dalle due e mezzo e per un paio d'ore non mi è mai capitato di vedere i cortei che attraversavano Roma. C'erano soltanto interviste e venivano inquadrati al massimo due personaggi. Inoltre la trasmissione si spostava ogni dieci minuti su Torino per riferire di non so quale iniziativa  pubblicizzata nei giorni scorsi da un sacerdote di non so quale mirabolante contenuto. Il giornalista che intervistava qualcuno dei partecipanti di Torino si sforzava  anche di mettere in contrapposizione i "giovani" sereni e pacifici di quella riunione differenti dai convenuti a Roma. Non diceva "violenti" e pronti a menare le mani ma lo lasciava capire.
 Esasperato e deluso per non aver visto quasi niente per un evidente oscuramento ho acceso il computer e finalmente ho potuto seguire dal sito di "Repubblica" la manifestazione ed ho potuto vedere la grandissima straordinaria umanità che riempiva lo schermo. Mi sono commosso fino alle lacrime. E' stato come ritrovare me stesso, la mia storia, la storia del movimento operaio italiano e della sua straordinaria  civile combattività dopo anni di smarrimento, di sofferenza, di sconfitte.
  Allora non è vero che la classe operaia è scomparsa! Non è vero che non esisteva più, non aveva più identità, non era più la classe generale di cui parlavano i nostri padri capaci di guidare un movimento non solo di lotte di resistenza ma anche di trasformazione della società in senso socialista....
  La  classe operaia esiste e rivendica i suoi diritti. Non è ancora ridotta a subire le condizioni imposte dal "padrone".Ed è questa la ragione per la quale l'obiettivo di Confindustria e dei suoi gregari Cisl ed UIL con l'assenso del PD è l'abolizione del contratto nazionale di lavoro, strumento fondamentale identitario e collettivo che fa dei dipendenti di una azienda un gruppo culturalmente e politicamente vivo ed agente.
  Certo, i lavoratori e le migliaia di professori, di  giovani studenti, disoccupati, ragazzi dei centri sociali criminalizzati dal poliziotto Maroni ma che io amo e rispetto per quello che fanno nei quartieri dai quali si tenta di sfrattarli, non sono più come i loro padri. I loro padri stavano meglio, molto meglio. Un metalmeccanico italiano riusciva a mantenere dignitosamente la famiglia e magari, con molti sacrifici, a  laureare un figlio. Ora la sua paga non basta alla sopravvivenza della famiglia. Il metalmeccanico di ieri si concedeva un poco di ferie, qualche gita fuori porta. Ogni tanto qualche fetta di carne buona. Ora non ha i soldi per comprare il giornale e per prendere un caffè al bar se deve comprare la merendina per il suo bambino.
  La classe operaia di oggi è sotto attacco. Viene brutalizzata da esponenti del governo e del padronato. Brunetta e la Marcegaglia si uniscono nell'insulto e Marchionne vorrebbe in Italia i sindacati guardiaspalle USA che spiano i lavoratori. Sacconi odia la CGIL ed ancora di più la Fiom. Si era lasciato andare, dopo la manifestazione Cisl ed UIL a considerare queste il nuovo primo sindacato italiano. Non aveva visto il fiume di esseri umani  della Fiom e cioè della sinistra italiana confluire verso la grande piazza del comizio. Mastica amaro e da domani organizzerà, magari con l’aiuto di Ichino, la sua vendetta  alla Camera dei Deputati con il varo del collegato lavoro che  vorrebbe distruggere lo Statuto dei Diritti ed inibire  ai lavoratori di ricorrere al giudice ed allo stesso giudice di intervenire anche in presenza di enormi violazioni del diritto.
  Dalla classe operaia di oggi (che per me comprende tutti anche i professori e gli ingegneri e gli scienziati che si vorrebbe umiliare nelle Università italiane) è venuta una reazione al processo di disgregazione dei diritti, all'impoverimento forzato di  generazioni di precari della malvagia legge Biagi. L'Italia rifiuta di ridursi come la Tunisia, come la Serbia, come la Romania. Vuole raggiungere la Germania, lasciare il fanalino di coda dei salari OCSE.
  Mi hanno commosso e coinvolto emotivamente gli interventi sulla scuola, sull'acqua, sulla pace della figlia di Gino Strada,  l'intervento di Paolo Flores D'Arcais che ha capito  il legame che c’è tra fascismo nelle fabbriche, fascismo nella società e berlusconismo, l'intervento di Maurizio Landini che lo ha oggi laureato dirigente di spessore nazionale, un dirigente capace, prudente, deciso ed appassionato. Come si diceva una volta, "un compagno quadrato".
 Contrariamente a quanto ha velenosamente chiosato Sacconi la manifestazione di oggi non è uscita dagli anni settanta. Viene dal futuro! Un futuro in cui il lavoro in tutto l'Occidente è sottratto al processo di sfruttamento ed alla crescente sperequazione con le  rendite e le retribuzioni dei dirigenti tutte nell'ordine di milioni di euro a fronte della media di quindicimila euro della maggior parte delle famiglie italiane.
  Ma la manifestazione ha bisogno di avere  una CGIL che ritrovi se stessa e che non sia quella di Epifani che rinvia a dicembre uno sciopero indispensabile subito e   un grande partito socialista che costituisca il suo referente in Parlamento. Il PD non è il referente della classe lavoratrice anche se gran parte di questa lo vota. Ha la testa altrove, vorrebbe conquistare il blocco sociale moderato e fascisteggiante di Berlusconi. Non escludo che cercherà un compromesso sul collegato lavoro e che tornerà ad insistere sulla FIOM perché accetti le condizioni del nuovo padrone delle ferriere. Nelle prossime settimane comprenderemo se sarà  possibile tradurre in risultati politici e sociali la grandissima giornata che ci ha regalato la generosa classe lavoratrice italiana.
  La classe operaia è viva, più viva che mai ed ha bisogno di un suo partito   che ne rappresenti gli interessi in Parlamento. Il grande lascito del Socialismo del Novecento non è morto!
  Pietro Ancona

L'orgoglio dei metalmeccanici

Una grande conclusione, sul palco di San Giovanni, per una straordinaria manifestazione. Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, è intervenuto sul palco alle 17.52, dopo una lunga serie di interventi di delegati sindacali, lavoratori precari di vari settori, immigrati, rom, studenti in lotta contro la riforma Gelmini, rappresentanti di tante situazioni di lotta (dalla Sardegna a Pomigliano), movimenti sociali (come il popolo viola) e movimenti di lotta per la legalità. Landini ha detto subito che vedere questa grandissima piazza produce una grande felicità. Una piazza che parla a tutto il paese. Una manifestazione che ha confermato che c'è bisogno di rimettere al centro i diritti e contrastare la politica del governo e della Confindustria.

Landini ha ricordato che "per 20 anni ci hanno raccontato che era sufficiente lasciar fare al mercato. Ora non ci sono più regole per la finanza, l'evasione fiscale non ha precedenti. Mai una precarietà come in questo momento. C'è stata una redistribuzione della ricchezza senza precedenti. Una società così non è accettabile e per questo è necessario ribellarci per cambiare questa società. Uscire da questa crisi richiede dei cambiamenti. E' vero che noi diciamo dei no – ha detto Landini - quando si vogliono cancellare i diritti e la dignità delle persone. In questo senso noi diremo sempre no. Ma vorrei anche ricordare che noi avanziamo proposte. Vogliamo ridiscutere cosa si produce, vogliamo beni comuni difesi, vogliamo estendere i dirtti a chi non li ha. Ai giovani che hanno la prospettiva di essere precari a vita. La scuola diritto pubblico. Vogliamo anche che sia estesa la democrazia".

Il governo
"In questi giorni tanti hanno parlato, ha continuato Landini. Oggi i ministri si dovrebbero vergognare per quello che hanno detto. Hanno invocato il morto. Una irresponsabilità totale. Questa piazza dice: non solo è una manifestazione democratica e pacifica. Dice anche che chi lavora ha conquistato la democrazia di questo paese. I ministri possono dire oggi le loro castronerie perché siamo stati proprio noi a garantire il diritto al pensiero. Loro in realtà hanno paura della democrazia. Noi dobbiamo cambiare questo stato di cose. Già con il Libro bianco di Maroni – ha ricordato il segretario della Fiom - si era disegnato il progetto. Ora stanno facendo quello che avevano annunciato. Hanno perfino detto che noi difendiamo gli assenteisti. Ma noi non abbiamo mai difeso Brunetta. Ora il caso Fiat ha aperto gli occhi a tanti. Siamo di fronte a una teoria: per investire in Italia è necessario cancellare i diritti e i contratti. Invece dovremmo porci un altro problema. Perché la Fiat è messa peggio di altre marche? Perché in Germania gli stipendi sono più alti e si vendono più macchine?".

La Fiat
"Negli ultimi incontri con la Fiat – ha proseguito Landini - Marchionne, che parla con chiarezza, non ha detto solo ‘ditemi di sì'. Marchionne ha detto in realtà che il piano lo decide lui e non lo discute con nessuno. Solo la Fiom e la Cgil gli hanno detto che così non va bene. Sono allibito –ha confessato Landini - quando il governo non è capace di dire che sì. I primi a dire di no alla Fiat non siamo stati noi, ma il governo tedesco e il sindacato tedesco. Si deve discutere la politica industriale. Noi vogliamo che si continui a produrre in Italia le auto, i camion e i trattori. Se si vende meno è perché si è investito poco. La competizione non si fa tagliando i salari e i diritti. C'è un problema di qualità e di intervento pubblico. Se non c'è un intervento pubblico che orienti da questa crisi non si esce. E' ora di smetterla. Noi abbiamo avanzato delle controproposte per Pomigliano in base al contratto. Non ci hanno mai risposto. Vogliono solo cancellare il diritto di contrattare le condizioni di lavoro. Un imbarbarimento inaccettabile perché fa arretrare tutto il paese".

Il lavoro
Landini ha ripercorso poi tutte le tappe del caso Fiat: "A giugno in tanti ci spiegavano che l'accordo si poteva firmare – ha detto - ora siamo alla derogabilità del contratto. Il 5 ottobre la Fiat ci ha detto che se vogliamo conoscere il piano industriale, prima dobbiamo firmare un accordo che estende Pomigliano in tutti gli stabilimenti. Noi siamo in presenza di fabbriche che non hanno diritti. Il rischio vero è che l'articolo 1 venga superato: una repubblica fondata sullo sfruttamento.

Noi vogliamo fare accordi. E lo facciamo ogni giorno in migliaia di fabbriche". Per Landini "occorre quindi riaprire le trattative e far votare i lavoratori. Rilancio con forza le ragioni della manifestazione che ha messo insieme tante persone diverse. Al centro il lavoro che lega condizioni di vita così diverse. E' un elemento che unifica". Dopo questa grande manifestazione, ha detto ancora Landini, è necessario non disperde questo grande patrimonio. Obiettivo è trasformare questa società ingiusta, a partire dalle fabbriche e dal lavoro. Una società senza corruzione e ladrocini. Vogliamo estendere i diritti, gli ammortizzatori sociali a tutti. Non togliere diritti per darli ai giovani. Giusto battersi per un fisco giusto. Ma ci vuole coerenza: non tutti devono pagare meno tasse". 

Il contratto
"Sul contratto – ha proseguito Landini - in dieci righe hanno scritto che si può derogare. Questo determina una competizione selvaggia. L'unico contratto è quello del 2008. L'unico legittimo. Anche in tribunale lo difenderemo. Ma dobbiamo dire di più. Quando ho lavorato in fabbrica, tutti avevano lo stesso contratto. Oggi siamo frantumati e divisi. Abbiamo bisogno della riunificazione dei diritti. Pensiamo a qualcosa di nuovo. Non meno contratti, non contrattare nel territorio. Pensare al contratto dell'industria, del pubblico impiego, ovvero a come si riunificano i lavoratori. 

Parliamo anche di legalità perché abbiamo visto quello che è successo all'Aquila o in Sicilia. L'unica cosa che si estende è l'illegalità. Vogliamo che il lavoro torni ad essere interesse generale e fare realizzare le persone nel lavoro, ma con i diritti". Landini ha poi sottolineato che la "democrazia è attaccata ad ogni livello. Ai lavoratori si impedisce di votare. Ci vuole una legge sulla democrazia. Ogni accordo deve essere approvato dalla maggioranza dei lavoratori. Un diritto dei lavoratori. L'unica condizioni per ripristinare l'unità. E' questa la prima cosa da fare".

Lo sciopero
"Oggi è successa una cosa straordinaria – ha concluso tra gli applausi Landini - c'è una novità. E' successo che se non c'erano i lavoratori di Pomigliano che hanno votato no, se non c'erano i tre delegati di Melfi che continuano a battersi e non si fanno pagare senza lavorare, non sarebbe stata possibile neppure questa grande manifestazione. Lo dico sommessamente. Ed è per questo che noi abbiamo il dovere di continuare la battaglia. Dobbiamo – ha detto Landini tra gli applausi di tutta la piazza - arrivare allo sciopero generale di tutti i lavoratori".







rassegna.it

giovedì 14 ottobre 2010

LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO


Ero tornato da poche ore, l'ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava
di olio e lamiera. Per anni l'ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire
sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.
L'ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla
produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo. L'ho visto felice
passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie. L'ho visto soffrire, quando mi
ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l'università.
L'ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora
di lavoro. L'ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha
detto che era troppo vecchio per le loro esigenze. Ho visto manager e industriali
chiedere di alzare sempre più l'età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione
del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori
di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere
agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che
la modernità richiede di tornare indietro. Ma mi è mancata l'aria, quando lunedì
26 luglio 2010, su " La Stampa" di Torino, ho letto l'editoriale del Prof . Mario Deaglio.
Nell'esposizione del professore, i "diritti dei lavoratori" diventano
"componenti non monetarie della retribuzione", la "difesa del posto di lavoro"
doveva essere sostituita da una volatile "garanzia della continuità delle occasioni
da lavoro", ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo,
non necessitava più del "tempo libero in cui spendere quei salari", ma doveva
solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte, teoria ripetuta
dal Prof. Deaglio a Radio 24 tra le 17,30 e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010. Pensare
che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi
a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è
correlato al denaro, mi ha tolto l'aria. Sono salito sull'auto costruita dagli operai
della Mirafiori di Torino. Sono corso a casa dei miei genitori, l'ho visto per l'ennesima
volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva
barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto
presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua
famiglia, quello era gratis. Odorava di dignità. Luca Mazzucco


CON LA FIOM E I METALMECCANICI di tutta Italia [HQ]

mercoledì 13 ottobre 2010

Felicità


Bisogna essere felici di nulla di una goccia d'acqua oppure di un filo di vento.

Di una coccinella che si posa sul tuo braccio o del profumo che viene dal giardino.

Bisogna camminare su questa terra con le braccia tese verso qualcosa che verrà
e avere occhi sereni per tutte le incertezze del destino.

Bisogna saper contare le stelle, amare tutti i palpiti del cielo e ricordarsi sempre
di chi ti vuole bene.

 Solo così il tempo passerà senza rimpianti e un giorno potremo raccontare
di avere avuto tanto dalla vita.


(Manolo Alvarez, poeta contadino spagnolo)

martedì 12 ottobre 2010

A modo mio



Ma si' io sono qui
A dirvi cose per me importanti
E voi non lo sapete
Se son parole o sentimenti
Pero' non ha importanza
Se c'e' chi parla di incoerenza
Perche' io sono io a modo mio
Ho fatto quel che ho voluto
Sola con me guardando avanti
Rimpianti ne ho troppo pochi
Non e' il caso che li racconti
Ho avuto non ho avuto
Tutto perfetto tutto sbagliato
Pero' io sono io a modo mio
E anche se ho pianto un po'
Quell'esperienza mi ha fatto bene
Ho avuto chi non sbaglia mai
Ed ho saputo sputarli fuori
Io sono io e a modo mio non cambio mai
Ma si' io sono qui
A dirvi cose scritte da un altro
Pero' per darle a voi
Io le traduco le porto dentro
Cosi' non per vantarmi
Nessuno puo' rimproverarmi
Perche' io sono io a modo mio
Davanti a me c'e' un'altra idea
Piena o deserta io non lo so
Dentro di me la vita mia
Deserto fine di si' di no
Ma io sono io e a modo mio non cambio mai
C'e' un'altra idea mi dicesti
Ringrazio Dio d'essere io a modo mio




sabato 9 ottobre 2010

C'era qualcosa.


C'era qualcosa che le frullava in mente...ma non riusciva a focalizzarla. Per quanti sforzi facesse rimaneva sempre seminascosta nell'indeterminatezza come se gli altri pensieri le facessero ombra, barriera...
Un qualcosa di indistinto che provocava inquietitudine...frenesia...tachicardia.

I suoi sensi erano vigili...ma nulla..quel qualcosa giocava a nascondino anche con i suoi sensi...
Sensi allertati che riuscivano a percepire anche i sussurri della notte, anche quei flebili sospiri dell'acqua quasi immota del mare...a vedere anche il più impercettibile guizzo di un frammento di luna sull'acqua, lo scivolare repentino della sabbia ai suoi passi...

Lì sulla riva del mare di tutti i mari dell'attesa, sentiva sulla pelle il leggero fiato dei pensieri che fluivano...ma quel qualcosa continuava a sfuggirle...
E quell'inquetitudine saliva, e più saliva più i suoi sensi percepivano fino all'impercepibile, fino a proiettarsi oltre...a sentire quello che non apparteneva più al presente come presente e a portare nel presente quello che non era ancora avvenuto...

Seduta sulla sabbia sentiva l'acqua toccarle la pelle nel continuo succedersi delle piccole onde della risacca...
Sentiva sulla pelle il suono, quel particolare suono che ha il silenzio di notte, ne sentiva l'odore...un odore fatto di un nulla intenso..
La sua mano si mosse ad afferrare a fermare le piccole onde...forse se riusciva a fermarne almeno una sarebbe riuscita ad afferrare anche quel qualcosa, ma cosa? che le frullava in mente...

Ma quel qualcosa dai contorni sfumati e sfuggenti era più forte...adesso era una sorta di tensione che sentiva passare sotto ogni centimetro della sua pelle...strana sensazione sgradevole e gradevole, sensuale e fredda...contrasti che traevano brividi e le arpeggiavano la pelle ...
Cercò di intercettare quel brivido...nell'illusione di capire, di ascoltare, di leggere cosa fosse quel qualcosa che non riusciva a cogliere...
Attesa...desiderio...tristezza...indecisione...rifiuto...cercò di dargli un nome.
Ma neanche questo funzionava...

Oramai distesa sulla sabbia assorbiva con tutta se stessa i raggi della luna...facendo di se stessa un bagliore di evanescente luminescenza...ormai erano solo i battiti del suo cuore che popolavano il silenzio...
Le sembrava quasi di vederli, quei battiti dell'ansia...quasi le uscissero dal petto e le danzassero intorno sulla sabbia...
La sua mano frenetica cercava di di prenderli, di riportarli tra i suoi seni...ma tra le sue dita solo la fredda sabbia che scivolava via...granello su granello...

I suoi occhi bevevano la notte sorso a sorso, ma tra le palpebre l'arsura si era fatta inestinguibile...avrebbero potuto bere tutte le notti del tempo, sempre sarebbero rimasti vuoti...soli...asciutti, anche se la tensione forse richiedeva che divenissero mare o sorgente...
Provare a chiuderli..no, impossibile...continuavano a bere la notte, a prosciugarla per farne emergere quella presenza che non c'era, e che lei neppure sapeva ci dovesse essere...

Assenza di una presenza assente...forse era questo l'indeterminato, forse era questa la sorgente cui si abbeverava la tensione...
La luna intanto si era fatta più stanca del suo cammino verso le soglie della notte, già pronte a richiudersi dietro di lei...

La sua tensione ora traeva brividi anche al mare...mentre i battiti del suo cuore ormai invadevano l'intera spiaggia intorno a lei...Null'altro animava quel silenzio...
Il frullio nella mente si era ritratto più in fondo...ormai non sarebbe mai più riuscita a tradurlo, a intercettarlo, ad afferrarlo...
Rimase per un attimo immobile...nessun altro suono riuscivano a sentire i suoi sensi sensibili... nessun passo in avvicinamento.
Smise di cercare, di chiedersi e capire...si abbandonò a quell'indistinto morbidamente.
Arresa.
C.V.

Sssst..


"Prova a meditare sul sentiero, devi solo camminare fissando la strada sotto i piedi senza guardarti intorno
 e così cadi in trance mentre la terra scorre sotto di te..
"Saltare di roccia in roccia senza mai cadere, con un bel peso sulle spalle, 
è più facile di quanto non sembri; 
non si può cadere quando si è presi dal ritmo della danza..
"Il silenzio è così intenso che riesci a sentire il rombo del tuo sangue nelle orecchie
 ma molto più forte 
di questo suono è il rombo misterioso che ho sempre identificato 
col rombare del diamante della saggezza,
 il misterioso rombo del silenzio stesso, un grande Sssst 
che ricorda qualcosa che ci sembra di aver dimenticato nella tensione
 dei nostri giorni fin dalla nascita."

( Jack Kerouac - "II Vagabondi del Dharma" )

Ernesto "Che" Guevara



Stagioni
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perchè con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...

Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
"Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è  morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è  morto, mai più  ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...

E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è  morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !
o da quel giorno d'autunno
Nato giovedì 14 gNiug
Nato giovedì 14 giugno 1928 a Rosario, Santa Fe (Argentina), 
 morto lunedì 9 ottobre 1967 a La Higuera (Bolivia)

morto lunedì 9 ottobre 1morto lunedì 9 ottobre 1967 a La Higuera (Bolivia)967 a La Higuera (Bolivia)
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...


Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...


Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...


"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...


Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "


E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...


"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...


E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...


Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange,
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...


Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...


Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...


"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...


Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "


E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...


"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...


E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...


Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,


da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,

dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà ! ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,


da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !


Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...


Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...


"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...


Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "


E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...


"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...


E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...


Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo pian
Stagioni

Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...


Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...


Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...


"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...


Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "


E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...


"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...


E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...


Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,









Stagioni

Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...


Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...


Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...


"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...


Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "


E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...


"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...


E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...


Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...


Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,


da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,

dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !ge, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,


da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !

venerdì 8 ottobre 2010

Regione Lazio: diritti delle donne a rischio



La Regione Lazio, amministrata da Renata Polverini, continua ad essere in questi mesi un terreno di sperimentazione assai preoccupante. In circa 6 mesi di legislatura, caratterizzati da un certo immobilismo dell’attività istituzionale di Giunta e Consiglio, i soli provvedimenti a essere stati varati hanno una portata catastrofica sul tema dei diritti degli individui, la difesa dell’ambiente, il welfare regionale. E’ il caso della proposta di Legge presentata da Olimpia Tarzia (Lista Polverini) il cui fine è quello di riformare la disciplina dei consultori nella regione, abrogando la relativa legge regionale del 1976.
La legge nello specifico prevede il riconoscimento dei consultori privati, costituiti da associazioni familiari o che fanno capo a diocesi, al pari di quelli pubblici, nonché il finanziamento con risorse pubbliche di queste realtà, tutte accreditabili sulla base di criteri non di efficienza, bensì culturali e ideologici. Nella proposta di legge, inoltre, neanche troppo nascosto fra le righe del testo, fra le pieghe degli articoli, c’è un vero e proprio attacco alla libertà di scelta, all’autodeterminazione e ai diritti delle donne.

Quello della destra al governo del Lazio è, per di più, un tentativo goffo di toccare anche la legge 194, attraverso la riforma dei consultori. Per coloro che rinunciano all'aborto, con un reddito che non superi la soglia di povertà, infatti, si pensa ad un assegno di sostegno mensile, rinnovabile di anno in anno, fino al 5° anno di età del figlio.

Avvicinare riflessioni sull’aborto a questioni riguardanti i consultori è profondamente sbagliato. Significa vedere queste strutture come dei veri e propri abortifici. Niente di più falso. Pensare questo, peraltro, significa mortificare il serio e prezioso lavoro che le operatrici e gli operatori che lavorano in queste strutture svolgono.

I dati dell’ASP (Agenzia di Sanità Pubblica) del Lazio ci dicono che i consultori incrociano circa 1/3 delle adolescenti in età fertile e 1/3 delle donne che partoriscono nella regione, per non parlare dei numeri relativi alle donne migranti, che si rivolgono quasi esclusivamente a questo tipo di strutture, vista la tipologia di servizio a ‘bassa soglia’ (servizi cioè indirizzati agli adulti in situazione di estrema difficoltà: senza tetto, tossicodipendenti, immigrati privi di documenti ndr). Un servizio che funziona, e che va valorizzato, altro che riformato.

Il provvedimento ha scatenato le reazioni della società civile e dell’opposizione. Un'assemblea di associazioni che si è appositamente formata nelle scorse settimane presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma (fra queste ci sono i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Udi, Idv, Sinistra Ecologia Libertà, Zeroviolenzadonne), ha già raccolto, a pochi giorni dalla diffusione, oltre 3100 adesioni all’appello chiamato ''Salviamo i consultori delle Regione Lazio dalla proposta di riforma''.

Anche la vicepresidente del senato Emma Bonino è intervenuta sulla vicenda: "Occorre fare una battaglia di libertà e di legalità che passi prima per le Aule di commissione e poi mettendoci la faccia. Sono sicura che la proposta di Legge Tarzia sui consultori in discussione nel Lazio se passa è un test nazionale''. Il provvedimento, se fosse approvato, costerebbe, secondo Luigi Nieri, capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà in Consiglio regionale, circa 100 milioni di euro: "Il conto è presto fatto, il bonus bebè comportava un impegno di 15 milioni di euro l'anno, che nel caso di questa legge andrebbero moltiplicati per cinque anni. Fa 75 milioni, cui si andrebbero ad aggiungere i fondi destinati alle strutture private che sarebbero poi accreditate e finanziate con risorse pubbliche. Una cifra insostenibile al momento, a meno che non si distrugga completamente il welfare regionale".

Nel frattempo, la discussione nella Commissione Politiche Sociali del Consiglio regionale del Lazio procede speditamente. Una vera anomalia se si considera che si tratta della sola e unica legge discussa, su 73 presentate in questi primi mesi di legislatura.

*Articolo pubblicato su Terra del 7 settembre 2010