sabato 26 novembre 2011

Lettera a Mario Monti.


lettera a Mario Monti..copiata da un sito
Egregio Professor Monti,

da giorni si sottolinea la differenza tra il buffonesco governo Berlusconi fatto di soubrette ed incapaci e il suo, fatto di grandi tecnici e professori. I titoli suoi e dei suoi ministri sicuramente dicono questo, ma credo sarebbe utile anche mostrare che c’è differenza nei fatti. Non mi riferisco alle notizie di cronaca rosa e giudiziaria che hanno coinvolto il precedente governo e il suo leader in particolare. Sono certo che Lei non sia uso a certe pratiche e che abbia un profilo di maggior serietà. Mi riferisco piuttosto alla linea politica che da anni impera in questo paese e non solo. Se discontinuità deve esserci, essa deve dimostrarsi sulla fine del neoliberismo che ha distrutto e sta distruggendo il paese. Gli esempi dell’Argentina, della Grecia e dell’Islanda sono indicativi. Per quasi due decenni i governi che si sono succeduti (e non solo quelli di destra) hanno servito gli interessi delle grandi aziende e delle banche e siamo oggi a misurarne i risultati: un’azienda che solo pochi mesi fa ricattava i lavoratori perché rinunciassero a dei diritti in cambio della continuazione della produzione e del mantenimento del posto di lavoro sta ora chiudendo uno dei principali stabilimenti lasciando in mezzo alla strada più di duemila persone. Mi riferisco al caso della FIAT e dello stabilimento di Termini Imerese. È a quegli operai che Lei deve dare ascolto e aiuto perché sono quegli operai a detenere la sovranità (essendo parte del popolo) dell’Italia e non le banche internazionali. È agli interessi del popolo italiano che Lei deve dare ascolto e appoggio.

Non voglio, con questa missiva, porre solo delle lamentele. Preferisco proporre delle soluzioni possibili, per quanto solo accennate, oltre che delle critiche. Lei ha il potere e le conoscenze necessarie a fare ciò che credo sia giusto: statalizzi lo stabilimento di Termini Imerese. Il governo acquisisca quello stabilimento e cominci a produrre automobili ecologiche come quelle elettriche e quelle ad aria compressa. È chiaro a tutti che esse producono meno profitto di quelle inquinanti perché consumano meno. Non possiamo pensare che le grandi aziende private facciano ricerca e producano mezzi ecologici perché è contro i loro interessi. Per questo la privatizzazione, che è nelle sue intenzioni, dei beni comuni è oggettivamente sbagliata e moralmente iniqua. Sono certo che Lei, Professore, abbia l’intelligenza per comprenderlo. Abbia anche il coraggio di cambiare davvero le cose e di rimettere certi governi stranieri e certi interessi delle lobby al loro posto! Se vuole davvero salvare questo paese deve cominciare ad agire secondo parametri differenti da quelli usati fino ad oggi e che hanno portato alla crisi e all’impoverimento della gente. Cominci una nuova politica energetica, riporti energia e acqua, beni necessari alla vita, ad essere dei commons e non dei beni economici nelle mani di pochi. Investa sulle rinnovabili, faccia in modo che ogni casa sia indipendente energeticamente, che l’Italia si liberi finalmente dalla dipendenza del petrolio. Si può fare e in poco tempo, ma ci vuole la volontà di farlo.

Professore, Lei è stato accusato da molti di essere espressione dei poteri forti e la politica che fino ad oggi ha proposto non smentisce questa voce. Chi ci guadagnerà dalle sue privatizzazioni e liberalizzazioni? Quei poteri forti che Lei dice di non conoscere. Sinceramente, anche io sono tra quelle persone che pensano a Lei come all’uomo delle banche e non come al rappresentante della gente (cosa che Lei, secondo la Costituzione, dovrebbe essere). Anche io sono tra coloro che pensano che Lei svenderà la sovranità popolare alle lobby economiche, che impoverirà la gente per arricchire i grandi capitali, che accentrerà la ricchezza nelle mani di pochi.

Mi smentisca, Professore! Mi costringa a rimangiarmi ciò che ho fino ad ora affermato, mi costringa ad ammettere che avevo torto, mi costringa a prendere atto del fatto che Lei ha agito per salvare la vita e la dignità del popolo italiano contro l’interesse bieco di chi non esita a lasciare per strada duemila operai per semplice lucro!

Nel porgerLe i miei più cordiali saluti, mi metto a sua completa disposizione per ogni chiarimento e dibattito sui temi da me toccati.

In fede,

Enrico Proserpio

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