sabato 29 ottobre 2011

Bussava il vento

Bussava il vento come un uomo stanco.
Io, padrona di casa,
“Entra” gli dissi audace, ed entrò allora
nella mia stanza

un ospite veloce, senza piedi:
dirgli di accomodarsi
sarebbe stato assurdo come offrire
una poltrona all’aria.

Era senz’ossa, e perciò inafferrabile.
La sua favella era simile all’empito
di uccelli senza numero, che cantassero insieme
in un cespuglio celestiale.

Il suo volto era un’onda,
le sue dita al passare
lasciavano sfuggire un suono, come
un alitare tremulo su un vetro.

Sempre in moto mi fece la sua visita;
e poi, timidamente,
bussò di nuovo – con agitazione -
e mi ritrovai sola.


EMILY DICKINSON




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