martedì 31 maggio 2016

PRIGIONIERI G8 2001 - MARINA CUGNASCHI

Premetto che in quanto anarchica non riconosco come mio interlocutore l’apparato giudiziario, organo dello stato la cui unica funzione consiste nell’essenziale protezione delle classi sociali privilegiate e nella difesa della proprietà privata. Quindi, con la seguente dichiarazione, principalmente indirizzata all’esterno di questo edificio, colgo l’occasione per rivolgermi a tutti coloro che possiedono i requisiti per poter comprendere le mie parole. Desidero rivolgermi alle classi subalterne, a coloro che subiscono la condizione alienante di sfruttati e oppressi dall’avanzato e moderno sistema capitalista, sempre più spietato ed escludente. Premetto altresì che nulla ho da chiarire circa la mia condotta, le mie convinzioni e le mie scelte politiche, tanto meno intendo chiedere clemenza ai signori della corte. La natura squisitamente politica di questo procedimento penale impone una netta presa di posizione, alla luce soprattutto degli innumerevoli tentativi da parte della magistratura e della stampa di screditare e spoliticizzare davanti all’opinione pubblica gli imputati di questo processo. Soggetti che loro malgrado sono incappati negli ingranaggi della giustizia borghese e fatti figurare in certi casi come un branco di violenti teppisti, in altri come un’orda di barbari scesi nelle strade di Genova con il preciso intento di devastarla e saccheggiarla. No signori, intanto l’accusa di devastazione e saccheggio la rinvio direttamente al mittente poiché offensiva e poiché non fa parte del mio bagaglio storico politico. La classe sociale a cui appartengo è colma fino all’orlo di ingiustizie, soprusi e umiliazioni inflitte dai padroni. Ed è proprio nel santuario della democratica inquisizione dove viene sistematicamente perpetuata l’ingiustizia sociale, in cui tengo a precisare e ribadire la mia ferma opposizione ad ogni forma di dominio, all’ineguaglianza sociale, allo sfruttamento. E seppur cosciente che come nemica della vostra classe mi si infliggerà una pena severa poiché portatrice di principi malsani assolutamente in contrasto con l’ordine costituito, vi comunico che personalmente come lavoratrice salariata ho avuto modo di conoscere i veri devastatori e saccheggiatori. Risiedono nei palazzi di lusso o del potere, sono i padroni, i capi di stato, insomma tutta la classe dirigente di questo sistema infame. Un’esigua percentuale di individui su questa terra che in nome del profitto, del prestigio e del potere assoluto depredano e saccheggiano l’intero pianeta. Costringono alla fame ed alla povertà milioni di persone, sia nel sud del mondo che nell’Occidente, sfruttano gli operai sul posto di lavoro fino a renderli schiavi, di conseguenza sono i diretti responsabili delle morti bianche, un vero e proprio stillicidio. Seppelliscono nelle patrie galere tutti coloro i quali sono costretti a vivere ai margini di questa società opulenta. Combattono guerre siano esse umanitarie o di conquista poco importa, sterminando intere popolazioni, devastando interi paesi e saccheggiando le loro risorse. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Contro tutto ciò è necessario lottare, è necessario porre una strenua opposizione alla dittatura capitalista. Per quanto mi riguarda è stato questo il senso delle mobilitazioni di lotta antimperialista e anticapitalista a Genova nel 2001, non tanto perché lo ritenei un evento politico unico nella vita degli sfruttati determinato dalla presenza dei padroni della terra, dai quali elemosinare qualche briciola caduta dai loro sontuosi banchetti; lo feci in continuità con un percorso politico già intrapreso, animato dalla forte esigenza di trasformare radicalmente un modello sociale fondato sulla sopraffazione. Lo stesso motivo che mi spinge tuttora a partecipare a momenti di lotta costruiti dal basso, situazioni meno spettacolari e che meno interessano alle telecamere del potere mediatico, ma sicuramente autentici. A Genova nel 2001 con molta determinazione è stato riaffermato un principio fondamentale, attraverso la riappropriazione di uno spazio urbano negato e reso inaccessibile dall’imponente presenza militare per impedire ogni forma di disapprovazione ai rappresentanti del dominio. Nessuna sentenza potra’ riscrivere la storia di quei giorni. carlo continuera’ a vivere tutti i giorni nelle nostre lotte.

(Marina Cugnaschi)

CHI HA UN PERCHE' PER VIVERE, PUO' SOPPORTARE TUTTI I COME.

Chi ha un perché per vivere, può sopportare tutti i come.

domenica 22 maggio 2016

ERNESTO CHE GUEVARA

“E se vale la pena rischiare io mi gioco anche l'ultimo frammento di cuore.”

CAMMINO

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COMPLICATA

..E non chiamarmi " Complicata ".
Chiamami " Donna "

E' ciò che sono.

VENTO RIBELLE

Non cercare un esempio nella società, sii un esempio per la società.
immagini album Vento ribelle

BELLEZZA

FARFALLE

Belle e graziose, variegate e incantevoli, piccole ma avvicinabili, le farfalle ci portano verso il lato soleggiato della vita. Perché ognuno di noi merita un po’ di sole.


(Jeffrey Glassberg)

SPIRITO SELVAGGIO

" Non ho né Dio né padrone.
Il mio cuore è pieno
D'amore e di ribellione
E il mio spirito selvaggio
Galoppando sul vento
Per valli e montagne
Distribuisce pace e gioia."

- Manolillo Chinato -

FUGGITI

Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l’amore disperato
verso tutte le cose.

Cesare Pavese


LUPO

"Non mettetevi con me... anche il lupo è scappato!"

sabato 21 maggio 2016

mercoledì 18 maggio 2016

SE TI CHIEDERANNO CHE COS'E' L'AMORE, ANCHE SOLO PER UN ATTIMO, PENSERAI A ME.

Sono sicura che quando qualcuno ti chiederà che cos’è l’amore, tu, anche solo per un attimo penserai a me. Perché ti ho dimostrato amore più di chiunque altro, e l’ho fatto in silenzio. Mi sono preoccupata per te senza dirtelo mai, ti ho aiutato, ho sperato in qualsiasi momento che tu stessi bene, e l’ho fatto senza nessuna presunzione, standomene in disparte, perché non mi interessava che tu pensassi che fosse un bel gesto preoccuparsi, ma volevo solo che fossi felice. Quando ti chiederanno cos’è l’amore penserai a me e a quanto ti ho aspettato, ai miei sguardi di prima mattina e perfino alla mia follia di aver voluto passare una notte con te, a dormire, abbracciati. E per un attimo sorriderai perché le mie parole poco sobrie sono tutto quello che ti urlerei ogni giorno. Quando ti chiederanno cos’è l’amore penserai ai miei occhi, di tanto in tanto tristi e spesso stanchi, e poi penserai ai tuoi occhi sempre allegri, e ti chiederai perché sono così diversi. Forse ti risponderai che nei miei occhi ci mettevo tutto l’amore del mondo per custodirti per bene, e dopo poco ci si stanca, oppure dirai semplicemente che non sei il tipo che capisce se degli occhi sono tristi o meno. Per te degli occhi sono semplicemente occhi. Per me i tuoi occhi sono semplicemente tutto. Quando ti chiederanno che cos’è l’amore ricorderai le serate a divertirci e il poco tempo per amarci. Quando ti chiederanno cos’è l’amore spero che ti venga un nodo in gola ed una fitta allo stomaco, perché avevi l’amore ad un passo da te e non l’hai saputo cogliere. L’hai lasciato appassire. Quando ti chiederanno cos’è l’amore risponderai che l’amore ero io, solo io, e magari ti volterai e vedrai altri occhi che non sono i miei, uno sguardo che non ti desidera come ti desideravo io, e sarai tentato di mandarla via, perché non sono io. Non è l’amore. Ma sarà troppo tardi.


Web

venerdì 13 maggio 2016

FATTA

Credevo davvero di essere fatta per stare con lui, fatta apposta per lui.
Non si discuteva : io ero fatta per lui. Ne ero convinta.
Poi col tempo, ho realizzato, che effettivamente, di vero ci stava che ero fatta per stare con lui, ma "fatta" e "strafatta" di brutto. Dovevo per forza di cose essere FATTA, ma pesantemente.

Altrimenti non si spiega.