PRIGIONIERI G8 2001 - MARINA CUGNASCHI
Premetto che in quanto anarchica non riconosco come mio interlocutore
l’apparato giudiziario, organo dello stato la cui unica funzione
consiste nell’essenziale protezione delle classi sociali privilegiate e
nella difesa della proprietà privata. Quindi, con la seguente
dichiarazione, principalmente indirizzata all’esterno di questo
edificio, colgo l’occasione per rivolgermi a tutti coloro che possiedono
i requisiti per poter comprendere le mie parole. Desidero rivolgermi
alle classi subalterne, a coloro che subiscono la condizione alienante
di sfruttati e oppressi dall’avanzato e moderno sistema capitalista,
sempre più spietato ed escludente. Premetto altresì che nulla ho da
chiarire circa la mia condotta, le mie convinzioni e le mie scelte
politiche, tanto meno intendo chiedere clemenza ai signori della corte.
La natura squisitamente politica di questo procedimento penale impone
una netta presa di posizione, alla luce soprattutto degli innumerevoli
tentativi da parte della magistratura e della stampa di screditare e
spoliticizzare davanti all’opinione pubblica gli imputati di questo
processo. Soggetti che loro malgrado sono incappati negli ingranaggi
della giustizia borghese e fatti figurare in certi casi come un branco
di violenti teppisti, in altri come un’orda di barbari scesi nelle
strade di Genova con il preciso intento di devastarla e saccheggiarla.
No signori, intanto l’accusa di devastazione e saccheggio la rinvio
direttamente al mittente poiché offensiva e poiché non fa parte del mio
bagaglio storico politico. La classe sociale a cui appartengo è colma
fino all’orlo di ingiustizie, soprusi e umiliazioni inflitte dai
padroni. Ed è proprio nel santuario della democratica inquisizione dove
viene sistematicamente perpetuata l’ingiustizia sociale, in cui tengo a
precisare e ribadire la mia ferma opposizione ad ogni forma di dominio,
all’ineguaglianza sociale, allo sfruttamento. E seppur cosciente che
come nemica della vostra classe mi si infliggerà una pena severa poiché
portatrice di principi malsani assolutamente in contrasto con l’ordine
costituito, vi comunico che personalmente come lavoratrice salariata ho
avuto modo di conoscere i veri devastatori e saccheggiatori. Risiedono
nei palazzi di lusso o del potere, sono i padroni, i capi di stato,
insomma tutta la classe dirigente di questo sistema infame. Un’esigua
percentuale di individui su questa terra che in nome del profitto, del
prestigio e del potere assoluto depredano e saccheggiano l’intero
pianeta. Costringono alla fame ed alla povertà milioni di persone, sia
nel sud del mondo che nell’Occidente, sfruttano gli operai sul posto di
lavoro fino a renderli schiavi, di conseguenza sono i diretti
responsabili delle morti bianche, un vero e proprio stillicidio.
Seppelliscono nelle patrie galere tutti coloro i quali sono costretti a
vivere ai margini di questa società opulenta. Combattono guerre siano
esse umanitarie o di conquista poco importa, sterminando intere
popolazioni, devastando interi paesi e saccheggiando le loro risorse. E
l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Contro tutto ciò è necessario
lottare, è necessario porre una strenua opposizione alla dittatura
capitalista. Per quanto mi riguarda è stato questo il senso delle
mobilitazioni di lotta antimperialista e anticapitalista a Genova nel
2001, non tanto perché lo ritenei un evento politico unico nella vita
degli sfruttati determinato dalla presenza dei padroni della terra, dai
quali elemosinare qualche briciola caduta dai loro sontuosi banchetti;
lo feci in continuità con un percorso politico già intrapreso, animato
dalla forte esigenza di trasformare radicalmente un modello sociale
fondato sulla sopraffazione. Lo stesso motivo che mi spinge tuttora a
partecipare a momenti di lotta costruiti dal basso, situazioni meno
spettacolari e che meno interessano alle telecamere del potere
mediatico, ma sicuramente autentici. A Genova nel 2001 con molta
determinazione è stato riaffermato un principio fondamentale, attraverso
la riappropriazione di uno spazio urbano negato e reso inaccessibile
dall’imponente presenza militare per impedire ogni forma di
disapprovazione ai rappresentanti del dominio. Nessuna sentenza potra’
riscrivere la storia di quei giorni. carlo continuera’ a vivere tutti i
giorni nelle nostre lotte.
(Marina Cugnaschi)
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